Il territorio di Grammichele si sviluppa su un altopiano compreso tra i monti Iblei ed Erei, posto a 520 m. s.l.m. E' ricco di acque e vario nelle coltivazioni (agrumi, ulivi, cereali, vigneti). La culla della storia di Grammichele è stata individuata presso i poggi della contrada di Terravecchia, sita a due chilometri a nord-ovest dal moderno centro abitato, dominante assieme a Mineo e a Caltagirone la Valle dei Margi. Necropoli, abitazioni, aree sacre hanno restituito preziosi reperti (esposti in parte al Museo Comunale e al Museo regionale di Paolo Orsi), testimoni di una civiltà che si insediò in questi territori a partire dall'XI sec. a.C. La zona è stata indagata dall'archeologo roveretano Paolo Orsi a partire dal 1891. Qui Orsi collocò la presunta Echetla, centro siculo ellenizzato (IV secolo a.C.) testimone dell'espansione coloniale greca verso l'entroterra, della convivenza fra indigeni e Greci e dei loro contrasti. Testimonianze dell'epoca medievale sono i ruderi dell'antica Occhiolà, borgo feudale devastato dal terribile terremoto del 1693 a seguito del quale il Principe di Butera e barone del feudo, Carlo Maria Carafa Branciforte fondò più a sud la nuova città di Grammichele con una pianta esagonale unica al mondo. Questo territorio racchiude in sé una complessa stratigrafia culturale di oltre tremila anni di storia. Zona di notevole interesse geologico ed archeologico, ricca di storia e di cultura, di tradizioni e di bellezze panoramiche.
Testo di Irene Novello