Agrigento: non solo templi

Svegliarsi e respirare storia. Conoscere Agrigento significa andare oltre le apparenze, la maestosità della valle dei templi fa da sfondo ad una tela che piena di colori riesce a far trapelare le bellezze di una civiltà davvero immortale. Vivere i quartieri del centro storico permette di sentire il profumo del pane appena sfornato, fatto ancora alla vecchia maniera. Le vie della città si intersecano come a formare un labirinto che nonostante ciò non ti fa perdere mai, e in esso ti senti come un esploratore pronto a scoprire cosa si nasconde dietro il prossimo angolo. Il museo archeologico espone ben 5688 reperti che, ordinati secondo un criterio cronologico e topografico, illustrano la storia del territorio agrigentino dalla preistoria fino alla fine dell'età greco-romana. Nascosti nel sottosuolo vi sono gli ipogei: sotterranei molto antichi che fra mistero e magia collegano i punti cardine della città antica. Meritano particolare menzione due feste, la prima è quella del "Mandorlo in fiore", festival folkloristico famoso in tutto il mondo che per una settimana (nel periodo di febbraio) fa diventare Agrigento capitale della pace internazionale. Altra festa è quella di "San Calogero" che nonostante non sia il patrono della città raccoglie le migliaia di fedeli per le strade e le piazze, con i suoni dei tipici "tammurinara" e la particolarità del lancio del pane. Largo spazio va anche alla gastronomia, con la cucina che esalta le tradizioni di mare e di campagna, con una grande varieta di gusti, dal pesce spada arrosto, alla pasta con le sarde, oppure il tortino di melanzane che racchiude l'ottima qualità e dolcezza delle melanzane siciliane. La particolarità del paesaggio continua oltre i confini cittadini, con i paesi limitrofi che offrono altrettante sorprese, come le "maccalube" aragonesi, la roccia bianca della "scala dei turchi" tra Porto Empedocle e Realmonte e il bellissimo teatro antico di Racalmuto. Potrei continuare a scrivere ancora di Agrigento e la sua provincia, ma preferirei che questo mio racconto lo continuasse chi verrà o tornerà a visitare la "Più bella città dei mortali".